Da qualche anno al laboratorio di Neuroscienze affettive dell'Università del Wisconsin, si studia la Felicità. Cavia eccellente, se vogliamo usare questo termine, è Matthieu Ricard, consigliere del Dalai Lama. Con una risonanza magnetica al cervello, a cui vengono applicati 256 sensori, è stato quantificato il grado di felicità di molte persone. Si parte dal valore più alto 0,3 (molto infelice) al valore più basso -0,3 (molto felice). Il monaco Ricard ha ottenuto un valore di 0,45 conquistando il titolo di "Uomo più felice del mondo".
Gli studi sulla felicità si basano sulla scoperta che la mente è un organo in costante evoluzione e, quindi, malleabile. Questo viene chiamato "plasticità della mente". I valori bassi di molti religiosi buddisti, sottoposti ad esperimenti, dimostrano che essi hanno la capacità di sfruttare la plasticità mentale per allontanare i pensieri negativi e concentrarsi solo sui positivi. Come dire che la felicità si può imparare, sviluppare, allenare. Secondo Ricard "la felicità è un tesoro nascosto nel più profondo di ogni persona".
Conquistare la felicità è una questione di pratica e di forza di volontà, non di beni materiali, potere o bellezza. La ricerca della Felicità, ricerca millenaria senza aver mai avuto risposta, ora passa dai filosofi agli economisti. E' stato introdotto il "MAH", acronimo dell'indice cumulativo di felicità nazionale. L'Italia si colloca al 26 posto su 95 Paesi. Al primo posto la Danimarca in ultima la Tanzania. In compenso l'Italia , dal 1973 al 2004 , ha avuto il maggior incremento in questo indice battendo tutti con +0,96. In oltre tremila indagini empiriche, fatte negli ultimi 20 anni con metodi diversi, l'unica convergenza è che ne salute ne soldi bastano a dare la felicità. Questo spiega perché nella classifica della felicità alcuni paesi sottosviluppati sono avanti ai più sviluppati. Il capitalismo ha tradotto il lusso in necessità, ma la gente da per scontato ciò che ha acquisito mentre si gode veramente solo ciò che gli altri non hanno. Secondo l'economista Bruni "più strumenti abbiamo per raggiungere la felicità, più desideri abbiamo e alla fine restiamo senza fiato nell'inseguirli". Ma il "feliciometro" ideale non è stato ancora brevettato. Per il filosofo Ferraris "si possono misurare un certo numero di parametri esterni che possono coincidere statisticamente con uno stato di felicità. Ma uno può anche averli tutti al massimo, quei parametri, e suicidarsi" Forse ci vorranno ancora molti anni per capire cosa sia la Felicità e come si possa misurare. E solo allora si potrà imparare a riconoscerla ed a svilupparla.
Credo che sia giusto concludere con una frase di Woody Allen che dice "Se i soldi non fanno la felicità figuriamoci la miseria. L'uomo più felice che io conosco ha un accendino e una moglie, ed entrambi funzionano". Questo articolo è da considerarsi un riassunto elaborato di quanto pubblicato sul settimanale "Il Venerdì della Repubblica", che ancora trovate in edicola.