Il 10 aprile del 1912 partiva da Southampton (Inghilterra) verso New York la nave più famosa della storia il "Titanic".
Il RMS Titanic (nome completo) era una nave passeggeri britannica della Olympic class. Secondo di un trio di transatlantici, il Titanic, con le sue due navi gemelle Olympic e Britannic, era stato progettato per offrire un collegamento settimanale con l’America, e garantire il dominio delle rotte oceaniche alla White Star Line.
Il Titanic era al tempo la più grande e lussuosa nave del mondo. Il biglietto di sola andata per New York, in prima classe, costava 3.100 dollari dell'epoca (circa 50.000 dollari odierni).
Il Titanic era lungo 269 metri e largo 28, aveva una stazza di 46.328 tonnellate e l'altezza del ponte sulla linea di galleggiamento era di 18 metri. La velocità massima era di 23 nodi (43 km/h).
La nave aveva una capacità utile di 3547 persone tra passeggeri ed equipaggio. Poiché svolgeva anche il servizio postale, le fu assegnato il prefisso RMS (Royal Mail Steamer).
L'allestimento di bordo comprendeva tra l'altro una piscina coperta, una palestra, un bagno turco e un campo di squash. Le camere di prima classe erano rifinite con la massima sfarzosità. C'erano 34 alloggi privati, ognuno dei quali dotato di soggiorno, sala di lettura e sala da fumo; ogni alloggio era arredato in stile diverso. Erano disponibili tre ascensori per la prima classe e uno per la seconda classe. La terza classe valeva la seconda sulle altre navi, ed era decorata con legno di pino verniciato di bianco, pareti smaltate e sedie di teack. Nel ristorante di terza era collocato un pianoforte.
Il Titanic era un gioiello di tecnologia ed era ritenuto praticamente inaffondabile (la stampa enfaticamente pubblicò la notizia che "nemmeno Dio in persona avrebbe potuto colarla a picco").
La nave partì per il suo primo e unico viaggio il 10 aprile 1912 da Southampton (Inghilterra) verso New York, comandata dal capitano Edward J. Smith. Per lui, il viaggio del nuovo transatlantico costituiva l'ultimo comando prima del pensionamento, e rappresentava il coronamento di una lunga e brillante carriera.
La notte del 14 aprile la temperatura si era abbassata quasi a 0 gradi. Il mare era calmo, assolutamente piatto. Era una notte gelida, limpida e senza luna. Le stelle punteggiavano il cielo. L'assenza della luna e l'eccessiva calma delle acque resero maggiormente difficoltoso l'avvistamento di eventuali iceberg, la cui presenza poteva essere notata grazie allo sciabordio delle onde sul ghiaccio.
Alcune ore prima, intorno alle 13:30, il capitano consegnò a Bruce Ismay (direttore della compagnia) un messaggio appena ricevuto dal vapore Baltic, che segnalava la presenza di ghiaccio a 400 km sulla rotta del Titanic. Ma Ismay non diede peso alla cosa e giudicò sufficiente la modifica della rotta data da Smith in precedenza
Non è chiaro di chi fu la responsabilità delle decisioni, ma è certo che la nave non diminuì la velocità e, anzi, fu dato l'ordine di accendere le ultime quattro caldaie. Seguirono altri messaggi di avvistamenti di iceberg. Ma non furono presi in considerazione.
Intorno alle 21:00, il capitano lasciò il salone ristorante e salì in plancia: col secondo ufficiale discusse le condizioni eccezionalmente calme del mare e ordinò di diminuire la velocità in caso di foschia; quindi, si ritirò in cabina.
Alle 23:40, le vedette videro un iceberg direttamente di fronte alla nave; pare che, durante le operazioni di carico a bordo non fossero stati portati i binocoli, cosicché l'avvistamento dell'iceberg dovette esser effettuato letteralmente "a vista".
Il primo ufficiale Murdoch virò immediatamente a babordo (sinistra) e ordinò "macchine indietro tutta", ma la nave stava filando alla massima velocità (46 Km/h) e non poteva ridurre la pressione del vapore - e tanto meno la velocità - in uno tempo così breve.
A posteriori è stato provato che se Murdoch avesse freddamente mantenuto la direzione, la nave avrebbe subìto un violento impatto frontale contro l'iceberg, danneggiando i primi due compartimenti stagni e arrivando a New York con solo poche ore di ritardo. Ordinando invece la virata a babordo, il Titanic offrì all'iceberg la sua fiancata, che fu trafitta in più punti per il progressivo effetto della virata.
La collisione fu pressoché inavvertita dai passeggeri, e solo chi si trovava al momento sul ponte si accorse della presenza dell'iceberg, pur senza rendersi conto della gravità dell'evento: è documentato infatti che diversi passeggeri di terza classe raccolsero frammenti di ghiaccio utilizzandoli per giocare a pallone. Mentre alcuni passeggeri di prima classe utilizzarono cubetti di ghiaccio dell'iceberg nei loro drink.
Fu dato quindi l'ordine di abbandonare la nave, evitando di diffondere il panico tra i passeggeri ancora inconsapevoli. Il Titanic era dotato di 20 scialuppe per una capacità totale di 1178 persone, insufficienti per i passeggeri e l'equipaggio (appena un terzo del totale imbarcabile). Nel terribile frastuono provocato dal vapore che si liberava dai fumaioli, le operazioni cominciarono nel disordine più completo, poiché l'esercitazione fissata nel pomeriggio era stata incredibilmente annullata
La prima barca fu calata in mare alle 00:40 dal lato destro con sole 28 persone a bordo e poco dopo una con solo 12 persone, sebbene le loro capacità fossero di sessantacinque passeggeri, sprecando quindi tre quinti dei posti disponibili; molte delle scialuppe vennero calate in mare mezze vuote.
Gli operatori marconisti inviarono ininterrottamente il segnale morse SOS, il nuovo segnale di soccorso. In realtà i marconisti si servivano raramente del nuovo segnale, che cominciò ad essere utilizzato universalmente dopo che fu usato a bordo del Titanic.
A quell'epoca, inoltre, non tutte le navi avevano un servizio radio. Diversi bastimenti risposero tra cui il gemello Olympic, ma erano tutti troppo lontani per intervenire in tempo. La nave più vicina era il Carpathia, distante 93 km che sarebbe giunto sul posto in non meno di quattro ore.
Un evento che per molti anni restò avvolto nel mistero fu la presenza di una nave all'orizzonte, le cui luci furono viste in lontananza da molti testimoni. Gli ufficiali tentarono di inviare segnali dapprima col faro, quindi coi razzi bianchi di segnalazione, senza però ottenere alcuna risposta; si trattava del Californian, che in quel momento sostava a macchine ferme per timore dei ghiacci. La radio del Californian era spenta e nessuno osava svegliare l'operatore che, essendo l'unico, lavorava dodici ore al giorno.
Si è anche ipotizzata la presenza di una "terza nave" che sarebbe stata presente tra le altre due e che si sarebbe allontanata verso sud-ovest, ma di essa non vi è mai stata alcuna prova.
A bordo del Titanic intanto, tutto si svolgeva in un clima irreale: i passeggeri di prima classe erano calmi, ancora fiduciosi e riluttanti ad abbandonare la grande nave che, tutto sommato, non mostrava ancora segni evidenti di pericolo; le luci sfavillavano e l'orchestrina suonava. Molti membri dell'equipaggio contribuirono a rafforzare questo senso di sicurezza, sia per ordine del capitano, sia perché neanche loro riuscivano a credere che sarebbe colata a picco sul serio.
Un'ora dopo l'impatto con l'iceberg, il Titanic aveva imbarcato qualcosa come 25 milioni di litri d'acqua e la tragedia cominciò ad assumere aspetti drammatici; il ponte di prora si stava inondando e tutte le scialuppe tranne due si erano già allontanate. Alcuni passeggeri tentarono di assaltare le barche superstiti e il quinto ufficiale si vide costretto a sparare alcuni colpi di pistola per allontanare la folla.
Alle 2:00 la prua era completamente sommersa, con la poppa fuori dall'acqua e le luci sfavillanti; fu a questo punto che venne inviato l'ultimo messaggio spedito al Carpathia, come una sorta di implorazione: "Ti prego di fare presto, amico. La sala macchine è allagata, stiamo affondando di prua." Subito dopo, il capitano diramò l'ordine "Si salvi chi può", liberando l'equipaggio dal suo lavoro e ritirandosi in plancia. C'è chi dice di averlo visto gettarsi in mare e salvare un bambino prima di sparire nel buio; secondo alcune testimonianze, le sue ultime parole furono: "Siate inglesi!"
I testimoni sulle barche udirono distintamente la musica dell'orchestra, che solo all'ultimo momento intonò un inno solenne: "Neare, My God To Thee". I macchinisti uscirono sul ponte insieme alla folla dei passeggeri di terza classe, che solo allora riuscì ad emergere dai ponti inferiori. Ormai era quasi impossibile rimanere in piedi, gli oggetti si rovesciavano ovunque, e a bordo restavano ancora quasi 1500 persone, che correvano disperatamente verso poppa aggrappandosi alle ringhiere.
La temperatura era di circa 0 gradi e tutti coloro che erano in mare avrebbero potuto resistere al massimo 10 minuti prima di assiderarsi, e infatti, gran parte dei naufraghi morirono appunto per congelamento e non per annegamento, dato che quasi tutti indossavano il giubbotto salvagente.
Improvvisamente alle 2:15 le luci si spensero e si udirono rumori cupi come di "strappi e fratture", come se le caldaie e le macchine si fossero staccate dalle loro sedi precipitando in avanti.
Poi il troncone di poppa si rialzò assumendo una posizione assolutamente verticale (90 gradi), mentre grappoli umani si affastellavano in mare cadendo da altezze vertiginose.
Alle 2:20, il grande Titanic sparì nell'oceano. Molti testimoni ricordarono per sempre il clima apocalittico della scena, le grida dei naufraghi, "i suoni più atroci mai uditi da uomo mortale", se non da chi sopravvisse a quella terribile tragedia. L'incancellabile memoria determinò squilibri psicologici e crisi di depressione che nel corso degli anni abbreviarono addirittura la vita di alcuni superstiti. Una sola scialuppa tornò indietro salvando 6 persone.
Su un totale stimato di 2223 persone a bordo, solo 706 sopravvissero e 1517 (il 68%) perirono. In realtà, il numero esatto non è certo, poiché la lista esatta dei passeggeri e dell'equipaggio andò perduta. I dati citati sono quelli forniti dall'inchiesta ufficiale americana . La maggior parte dei decessi fu dovuta all'ipotermia causata dalle acque gelate.
Il disastro portò alla riunione della prima convenzione internazionale sulla sicurezza della vita in mare a Londra il 12 novembre 1913. la conferenza siglò un trattato che stabilì il finanziamento internazionale dell'International Ice Patrol, una agenzia della guardia costiera americana che ancora oggi controlla e segnala la presenza di iceberg pericolosi per la navigazione nel nord Atlantico.
Si stabilì inoltre che le scialuppe di salvataggio dovevano essere sufficienti per tutte le persone a bordo, che venissero svolte le opportune esercitazioni di addestramento per le emergenze, che le comunicazioni radio dovevano essere operative 24 ore su 24 e dovevano avere un generatore di emergenza con autonomia di un giorno. Ci si accordò sul fatto che lo sparo di un razzo di segnalazione rosso da una nave dovesse essere interpretato come richiesta di soccorso.
L'ipotesi di trovare il relitto del Titanic ed eventualmente riportarlo in superficie nacque poco dopo l'affondamento. I rilievi batimetrici, già nel 1912, indicavano una profondità oceanica di 3.800 m. nella zona del naufragio, troppo grande per la tecnologia dell'epoca in cui il batiscafo non era stato ancòra inventato. Nessun tentativo fu però compiuto fino al 1 settembre 1985, quando una spedizione congiunta franco-americana, localizzò il relitto alla profondità di 3800 metri, a sud est di Terranova.
Attorno al relitto si trovano una gran quantità di rottami, pezzi della nave, arredi, stoviglie e oggetti personali dispersi su un miglio quadrato. I materiali deperibili come legno e tappeti sono stati divorati dagli organismi marini, così come i corpi umani.
Una delle storie più suggestive sul Titanic è quella della sua orchestra. Il 15 aprile, gli otto membri hanno suonato nel salone di prima classe per distrarre e calmare i passeggeri. Successivamente si sono trasferiti nella parte anteriore della nave ed hanno continuato a suonare anche quando era ormai evidente il prossimo affondamento.
Nessuno dei componenti dell'orchestra si è salvato, e si è speculato su quale fosse stato il loro ultimo brano. Alcuni testimoni dissero che fu l'inno Nearer, My God, to Thee.
All'epoca dell'affondamento si parlò di una maledizione esistente sulla nave. Si fece un collegamento con una setta di Belfast, dove la nave fu costruita. Si disse che il numero della nave 390904, letto allo specchio si leggesse no pope, ("no papa"), un motto usato dalle sette protestanti estremiste del nord-est dell'Irlanda contro la chiesa cattolica. Si attribuì l'affondamento alla appartenenza alla setta anticattolica del costruttore, la Harland and Wolff company, i cui operai erano per la maggior parte protestanti. Si tratta naturalmente di una leggenda metropolitana senza alcun fondamento reale. Il numero assegnato all'Olympic ed al Titanic erano infatti rispettivamente 400 e 401. L'origine della storia potrebbe risalire al ritrovamento a Cobh di graffiti anti-cattolici sui contenitori del carbone al momento del rifornimento. La rotta seguita dal Titanic ancor oggi viene disertata dal traffico commerciale e / o dal traffico passeggeri perché ritenuta "maledetta". Molti marinai affermano che nelle notti di nebbia si possano udire i gemiti dei passeggeri defunti nella tragedia i cui corpi, mai ritrovati, risultano a tutt'oggi insepolti. In realtà, la rotta viene evitata in quanto ritenuta pericolosa per la presenza dei ghiacci alla deriva.
Robin Gardiner e Dan Van der Vat, sulla scorta di una nutrita documentazione, scrivono nel loro saggio "The Riddle of the Titanic" (edizione italiana: "I due Titanic: L'enigma di un disastro voluto e di una truffa colossale. Il vero Titanic non è mai partito!", Casale Monferrato, Piemme, 1997) che il transatlantico che naufragò quella notte non fu il Titanic ma il gemello Olympic, già danneggiato dalla collisione con l'incrociatore Hawke, che gli aveva procurato una falla alta 12 metri e la perdita di una pala dell'elica. La compagnia di navigazione White Star avrebbe quindi mandato deliberatamente la nave alla deriva tra i ghiacci, per intascare i soldi dell'assicurazione.
Nel 1898, quattordici anni prima della tragedia, quando la decisione di costruire il Titanic era ancòra di là da venire, uscì un romanzo dal titolo "Futility, The Wreck On The Titan". L'autore, un ignoto romanziere statunitense di nome Morgan Robertson (1861 - 1915) scrisse un libro in cui si raccontava la storia di un transatlantico, che finisce in rotta di collisione con un iceberg nel Nord Atlantico ed affonda in poche ore. Molti dei dettagli relativi alla nave ed alla tragedia appaiono in modo strabiliante simili alla tragedia che vide coinvolto il Titanic:
1. Il nome della nave del romanzo era "Titan".
2. Anche la nave del romanzo partiva da Southampton ed era diretta a New York.
3. La lunghezza della nave era di 250 metri ed aveva tre eliche come il Titanic. Anche la stazza ed il tenore del lusso a bordo erano sovrapponibili.
4. Sul Titan viaggiavano persone ricche e nobili.
5. Il Titan affonda in poche ore nel Nord Atlantico, dopo aver urtato un iceberg, un giorno di aprile.
6. Le scialuppe sono insufficienti per tutti i passeggeri, e nel naufragio ne muoiono 3.000 (esattamente il doppio di quanti ne moriranno nel naufragio del Titanic). Entrambe le navi risultavano stipate di passeggeri.
7. Il tutto si svolge in poche ore, durante il viaggio inaugurale della grande nave, pochissimo tempo dopo la pomposa cerimonia del varo.
8. Il punto in cui si svolge il disastro risulta pressoché identico nella finzione e nella realtà.
9. Lo schianto del Titan contro l'iceberg avviene a tutta velocità, poiché la nave stava cercando di vincere l'ambìto premio del Blue Ribbon (il Nastro Azzurro, il premio destinato annualmente alla nave che riusciva a compiere la traversata dell'Atlantico nel minor tempo possibile). Anche il Titanic al momento dell'impatto stava filando alla massima velocità consentita e, da alcune indiscrezioni, pare che l'armatore avesse imposto al capitano Edward John Smith la massima velocità per conseguire l'agognato Blue Ribbon.
10. Anche nel Titan le paratìe stagne erano aperte in cima. In entrambi i casi questo causò l’affondamento. Ed entrambe le navi erano considerate inaffondabili al momento del varo.
11. Le vittime morirono, nel romanzo, per ipotermia (pochissime morirono per il risucchio dovuto all'affondamento e nessuna morì per gli attacchi degli squali). Nell'affondamento del Titanic i morti furono soltanto per ipotermia, esattamente come nella finzione letteraria.
Che il Titanic fosse una nave "stregata" apparve sulla stampa già pochi giorni dopo il disastro: la stessa stampa che aveva in precedenza affermato che "Neppure Dio l'avrebbe potuto affondare". Fra le vittime del naufragio ci fu anche il famoso spiritualista e giornalista W.T. Stead, che nel 1892 aveva scritto un racconto che prevedeva un analogo naufragio. In realtà, Stead di libri sui naufragi ne pubblicò ben due, ma solo uno di essi accennava al fatto che un iceberg potesse far affondare un transatlantico d'acciaio. I pochi passeggeri superstiti venivano salvati dalla nave Majestic della White Star Line, un'unità che al tempo esisteva davvero e che era comandata dal capitano Edward Smith, più tardi capitano del Titanic. Ridendo della sua stessa premonizione, Stead volle imbarcarsi sul Titanic per il viaggio inaugurale verso New York e, ironia del destino, fu proprio tra le vittime del naufragio. Ma né Futility, né il racconto di Stead servirono a salvare il Titanic. Addirittura ci fu chi speculò sul fatto che la stessa White Star Line non prese alcuna precauzione per evitare di incappare in un tratto di oceano ove pullulavano gli iceberg, augurandosi il naufragio (il Titanic era coperto da un'assicurazione faraonica). Anzi, si disse che la scelta del comandante cadde apposta su un capitano che aveva fama di esser spericolato, Edward John Smith.
Ci fu però un'altra premonizione che evitò una tragedia. Nell'aprile del 1935 il marinaio William Reeves era di vedetta a prua di una piccola nave, il vapore Titanian, in navigazione per il Canada dall'Inghilterra. I ricordi della tragedia del Titanic e del suo omologo letterario Titan e le analogie fra i nomi delle due navi ossessionavano il giovane. La prora della nave stava solcando le stesse acque tranquille dove anni prima si era inabissato "l'inaffondabile". E, mentre si avvicinava la mezzanotte, l'ora della fine del grande transatlantico, Reeves rammentò la data del naufragio, il 14 aprile 1912, che era anche la data della sua nascita. Di più, si ricordò di Celia Thaxter che nel 1874 scrisse un inno funebre per una nave che collideva contro un iceberg. Impressionato dalle coincidenze, Reeves gridò, e la nave si mise in "panne", arrestandosi a un pelo da un iceberg celato dal buio della notte. Poco dopo la montagna di cristallo si rese visibile in tutta la sua minacciosa imponenza. Esso imprigionò lentamente la chiglia del vaporetto immobile ma non lo fece naufragare, appunto perché fermo. Il Titanian rimase immobile per nove giorni, finché finalmente dei rompighiaccio provenienti da Terranova gli aprirono una via di scampo attraverso la micidiale distesa ghiacciata.
Il Titanic resta avvolto da molti misteri. La verità si trova a 3800 metri sotto il livello del mare. Ma ormai resta ben poco. L'uomo sfida la Natura. Ma questa alle volte si vendica.
Concludiamo la storia con un video preso da YouTube realizzato da Jasmine Holm. Foto dell'epoca (1912), per non dimenticare. Ma anche per sognare un mondo che non esiste più. Quando ancora c'era qualcosa da scoprire. Fine della "Belle époque"
Musica di sottofondo My Heart Will Go On di Celine Dion. Colonna sonora del film Titanic (1997) di James Cameron con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.
Titanic è stato il film più costoso mai realizzato fino ad allora e ha totalizzato il maggiore incasso mondiale di tutti i tempi. Ha ricevuto 14 Nominations all'Oscar e ne ha vinti 11.
Questo dimostra che il Titanic, malgrado la sua breve vita, è diventato una leggenda ancor oggi piena di fascino.