L'ITALIA è una repubblica fondata sulle multe. Dove gli enti locali, strozzati dai taglio dei trasferimenti statali e dall'addio all'Ici, hanno deciso di tappare i buchi di bilancio a colpi di verbali sotto i tergicristalli delle auto.
Dal 2000 ad oggi gli accertamenti sono quasi triplicati, passando da 750 milioni di euro a oltre 2 miliardi l'anno. I Comuni, a corto di quattrini, hanno moltiplicato il loro arsenale offensivo: dispiegando centinaia di inflessibili ausiliari del traffico, posizionando migliaia di occhi elettronici a presidio delle zone a traffico limitato (ztl) e utilizzando come bancomat fai-da-te gli autovelox.
Nel 2008 ne sono state staccate 12,6 milioni - 1.427 all'ora, 24 al minuto - l'8% in più del 2007. Ogni italiano munito di patente ha pagato in media 76 euro mentre ogni vigile ha compilato verbali per 43 mila euro.
Ultimo esempio il recente ddl sicurezza che ha introdotto una "aggravante cronologica", aumentando il costo per le infrazioni commesse tra le 22 di sera e le 7 di mattina.
Roma, Firenze e Catania sono le città più "pericolose" per gli automobilisti tricolori. La capitale, dove i verbali sono aumentati del 46,5% nel 2007, incassa ogni anno 339 milioni. Firenze - grazie alle telecamere della ztl e al flusso di turisti - ha il record nazionale di verbali annui per veicolo (tre) mentre i catanesi sono i guidatori più tartassati con una media pro capite di 140 euro.
La vita è più tranquilla per chi viaggia a Foggia, Pescara e Brindisi. Il capoluogo abruzzese è una sorta di zona franca delle multe. Stando ai dati del Viminale nel 2007 ne sono state accertate per soli 120 mila euro, con una spesa media pro capite per i cittadini di un euro. Dieci centesimi in più pagano i brindisini. A Foggia viene sanzionata solo un'auto su dieci ogni dodici mesi.
L'Eden degli amanti della velocità è invece Livorno Ferraris, in provincia di Vercelli: il 29 gennaio scorso la giunta ha proclamato il paese "Primo comune deautoveloxizzato d'Italia". Le motivazioni? "L'uso del dispositivo di controllo elettronico della velocità permette immediati riscontri economici - ammette la delibera - . Ma, allo stesso tempo, deteriora i rapporti tra cittadini e istituzioni".
I difetti degli italiani alla guida, dagli anni '60 ad oggi, sono rimasti sempre gli stessi. Le posizioni della classifica delle infrazioni, in quarant'anni, sono variate di poco e solo l'abuso del telefonino al volante è riuscito a scalare l'Olimpo delle top ten. Il gradino più alto del podio spetta alle multe per accesso a zone dove il traffico è vietato (6,6 milioni) seguite a distanza siderale dai divieti di sosta (2,2 milioni).
A seguire, con numeri molto inferiori, l'eccesso di velocità, la mancanza di documenti di circolazione, l'attraversamento con il semaforo rosso e la new entry hi-tech dell'utilizzo del cellulare in viaggio. Nella lista dei cattivi, ma in coda, ci sono persino verbali per 271 ciclisti indisciplinati.
Accertate le infrazioni, però, il vero problema degli enti locali italiani è farsele pagare. Solo il 51,9% delle multe - ha calcolato Il Sole-24 Ore - viene saldato entro un anno. Roma, dove sui tavoli di prefettura e giudici di pace giacciono oltre 850 mila ricorsi, riesce a incassare in dodici mesi una multa su tre.
Reggio Calabria, sul fronte opposto, è il simbolo della schizofrenia nel campo della vigilanza viabilistica: fa la faccia severa sulla strada - nel 2007 le multe sono aumentate del 190% - ma poi si dimentica di far pagare i suoi cittadini, incassando solo 1,7 euro ogni 100 di verbale.
Se gli automobilisti italiani piangono, i loro colleghi europei certo non ridono. Nel resto del continente i controlli sulle strade sono spesso più stringenti e le multe, in molti casi, più salate. Parigi stacca il triplo delle sanzioni di Roma. Berlino ha messo in funzione 127 autovelox (nella nostra capitale sono 33) che macinano 820 mila verbali l'anno. La polizia di Stoccolma, grazie ai 2.300 etilometri in servizio attivo, sorprende circa 6.500 ubriachi alla guida ogni anno, contro i 772 di Roma.
Helsinki - dove le multe si pagano in base al reddito e l'erede di una dinastia di insaccati ha pagato 170 mila euro per un eccesso di velocità - ha posizionato sui suoi semafori 600 dispositivi per evitare il passaggio con il rosso, abbattendo il tasso di mortalità, soprattutto per i pedoni, in città. Li chiamano semafori intelligenti.
Forse troppo: in Italia diversi funzionari di enti locali con le casse vuote, fiutato l'affare, hanno deciso di installarli. Poi hanno taroccato il meccanismo dimezzando da 6 a 3 secondi il tempo del giallo. Così sono riusciti a comminare 100 mila multe da 150 euro (in tutto 150 milioni), una manna per i bilanci comunali. Poi, a inizio 2009, è intervenuta la magistratura e oggi tutti i soldi incassati grazie a Semaforopoli sono a rischio sequestro.