Sembra proprio di si. Andando a vedere i profili degli amici, dei vecchi compagni di scuola, di persone che conosciamo anche solo virtualmente, spesso ma non sempre, ne invidiamo la loro vita. Una vita che sembra fatta di feste, viaggi, divertimenti. I nostri amici ci appaiono uomini o donne di successo. Hanno finito gli studi, hanno trovato un lavoro gratificante, fanno una vita che appare molto diversa dalla nostra. Da qui arriva un senso di malessere che ci fa sentire quasi dei falliti. Paragoniamo la nostra vita alla loro e ne usciamo perdenti.
Loro sono riusciti a realizzare i loro sogni. Noi li abbiamo ancora nei cassetti. E' già si parla di "facebook depression". In realtà le cose sono molto differenti. Perchè è naturale che in una rete sociale cerchiamo di riportare i momenti positivi della nostra vita e non certo le nostre disgrazie. Questo non significa che il nostro profilo è un falso. Ma sicuramente anche noi siamo degli esseri "mortali" e facciamo una vita simile a tutte le altre. Nelle reti sociali si appare più che si è. E' normalissimo. Se mettiamo una foto, non è mai una foto a caso, ma cerchiamo sempre di mettere quelle migliori. Dove siamo più in forma, abbronzati, una foto fatta durante le vacanze quando siamo rilassati e non pensiamo ai nostri problemi. E anche quello che descriviamo è filtrato. Spesso capita di leggere di quello che manda mex mentre è ad una festa dove si sta divertendo da matti. Ma se si divertisse da matti non avrebbe tempo e voglia di scriverlo. E' probabile il contrario. Seduto su un divano a guardare gli altri ridere e divertirsi e chiedersi se rimanere o andare via dalla festa. E cosi il pensiero corre, quasi come cercare un aiuto, un conforto, a comunicare in rete la propria "felicità" che in questo caso è vicina al suicidio. Il consiglio è sempre quello di avere un idea delle reti sociali equilibrata. Ma sta di fatto che ormai il fenomeno "depressivo" si è allargato. E tra poco questo tipo di depressione sarà studiato nelle università come uno dei mali della moderna società. Forse se fossiamo rimasti al piccione viaggiatore......