Paolo Borsellino nasce a Palermo in un quartiere povero, La Kalsa, dove vivono tra gli altri Giovanni Falcone e Tommaso Buscetta.
All'età di 22 anni Borsellino si laurea con 110 e lode. E nel 1980 viene costituito il pool antimafia, dove lavorano, sotto la guida di Chinnici, tre magistrati (Falcone, Borsellino, Barrillà) e due commissari (Cassarà e Montana).
Il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino si reca insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vive sua madre.
Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di tritolo a bordo esplode, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto è Antonino Vullo.
Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista MicroMega, Borsellino parlò della sua condizione di "condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate.
Due mesi prima della sua morte, Paolo Borsellino rilascia un'intervista ai giornalisti Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi (19 maggio 1992). L'intervista mandata in onda da RaiNews 24 nel 2000 è di trenta minuti, quella originale era invece di cinquanta minuti.
In questa sua ultima intervista Paolo Borsellino parla anche dei legami tra la mafia e l'ambiente industriale milanese e del Nord Italia in generale, facendo riferimento, tra le altre cose, a indagini in corso sui rapporti tra Marcello Dell'Utri, Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi.
Sono passati 16 anni.
Noi camminiamo con le loro idee. Ma qualcuno non ha avuto il coraggio di chiarire i fatti. Anzi, in un contesto preventivo si è fatto l'immunità.
Ma i morti aspettano GIUSTIZIA. E' solo questione di tempo.