Ondeggia, Oceano nella tua cupa
e azzurra immensità.
A migliaia le navi ti percorrono invano;
L'uomo traccia sulla terra i confini,
apportatori di sventure,
Ma il suo potere ha termine sulle coste,
Sulla distesa marina
I naufragi sono tutti opera tua,
è l'uomo da te vinto,
Simile ad una goccia di pioggia,
S'inabissa con un gorgoglio lamentoso,
Senza tomba, senza bara,
senza rintocco funebre, ignoto.
Sui tuoi lidi sorsero imperi,
contesi da tutti a te solo indifferenti
Che cosa resta di Assiria, Grecia, Roma,
Cartagine?
Bagnavi le loro terre quando erano libere
e potenti.
Poi vennero parecchi tiranni stranieri,
La loro rovina ridusse i regni in deserti;
Non così avvenne, per te, immortale e
mutevole solo nel gioco selvaggio delle onde;
Il tempo non lascia traccia
sulla tua fronte azzurra.
Come ti ha visto l'alba della Creazione,
così continui a essere mosso dal vento.
E io ti ho amato, Oceano,
e la gioia dei miei svaghi giovanili,
era di farmi trasportare dalle onde
come la tua schiuma;
fin da ragazzo mi sbizzarrivo con i tuoi flutti,
una vera delizia per me.
E se il mare freddo faceva paura agli altri,
a me dava gioia,
Perché ero come un figlio suo,
E mi fidavo delle sue onde, lontane e vicine,
E giuravo sul suo nome, come ora...
Lord Byron su Wikipedia
martedì 22 gennaio 2008
Ondeggia Oceano di Lord Byron
Una voce nel silenzio
Di lui mi piace ricordare due cose.
La prima è presa da una lettera alla madre, scritta il 10 maggio del 1928, cosi come riportato su wikipedia:
« non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione [ ... ] vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini »
La seconda, è la conclusione fatta dal pubblico ministero Isgrò, al processo farsa fatto contro di lui da un Tribunale tutto fascista:
"Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare"
Il 4 giugno 1928 Gramsci fu condannato a 20 anni di reclusione. E dal carcere usci cadavere il 27 Aprile 1937.
Il fascismo si era tolto un fastidioso concorrente. Un altra voce condannata al silenzio.
Ma nessuno muore finchè qualcuno lo ricorda.
I tempi sono cambiati, persone cosi non ne nascono più e purtroppo la censura dei cervelli esiste ancora.
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