sabato 29 novembre 2008

Chi mi ridà la mia vita?

Nel 1985 Curtis McCarty viene accusato di aver assassinato una ragazza di sua conoscenza. Viene condannato a morte. Le prove di questo omicidio? False. Curtis è colpevole di piccoli crimini che commette dall'età di 15 anni. Ed è tossicodipendente. Curtis comincia il suo calvario nel braccio della morte. In attesa di essere giustiziato. Sa di essere innocente. Nessuno lo ascolta. Per i primi due anni vive di rabbia. Poi decide di diventare "migliore". Comincia a studiare, insegna agli altri a leggere e scrivere, studia legge. Si rende conto di non essere un caso isolato. La giustizia americana, considerata la migliore del mondo, in realtà è solo una montatura. Molto dipende dalle condizioni economiche dell'accusato. Se può permettersi buoni avvocati. Nel 2000, quindici anni dopo la condanna di McCarty, si scopre che il perito della polizia la cui testimonianza era stata determinante in tribunale aveva in realtà falsificato le prove. Ad una successiva perizia richiesta dagli avvocati della difesa quelle stesse prove non si trovano più. Curtis è innocente. Ma, come una storia che ha dell'incredibile, rimane in galera. Il sistema non vuole ammettere di aver sbagliato ed aver condannato un innocente. Che rischiava anche di morire essendo condannato alla pena di morte. Per fortuna, grazie all'impegno dell'associazione "Innocente Project" che riesce a far sottoporre McCarty alla prova del DNA, nel 2007 Curtis viene dichiarato innocente e rilasciato. Sarebbe bastato fare questo esame nel 1985 e tutto questo non sarebbe avvenuto. 20 anni passati nel braccio della morte, tutti i migliori anni della propria vita non sono facili da dimenticare. Oggi Curtis ha 43 anni e ha raccontato tutto questo a Roma in occasione delle "Città contro la Pena di Morte", un'iniziativa lanciata dalla Comunità di S. Egidio cinque anni fa e che è arrivata a coinvolgere mille città di 71 paesi diversi. Curtis ha concluso il suo incredibile racconto con una speranza. "Ho fiducia in Barack Obama. Non so quanto potrà fare, ma forse con lui potremo davvero dire addio alla pena di morte". E' una speranza di tutti noi.
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