venerdì 28 novembre 2008

Tutto quello che avreste voluto chiedere sul sesso al vostro... pc

Secondo la definizione data da Wikipedia il Cybersesso è "una forma di comportamento i cui partecipanti simulano, mediante strumenti informatici e telematici, di avere reali rapporti sessuali descrivendo le loro azioni e rispondendo ai loro partner in forma prevalentemente scritta, stimolando le proprie fantasie sessuali ed esprimendo all'altro partner le proprie sensazioni". E c'è una vera industria legata al cybersesso. Per renderlo più reale, Kevin Alderman, che vende prodotti per il "sesso virtuale", ha messo a punto quello che lui chiama "tele-dildo", una tuta interattiva che permette di provare fisicamente le sensazioni vissute dal proprio personaggio sullo schermo.  Se il personaggio riceve una carezza, chi indossa questa tuta seduto davanti al monitor, la sente sul proprio corpo. E cosi via per le altre crescenti sollecitazioni. Questa tuta è un prototipo. E' ancora pesante, ingombrante e complicata da indossare. E, non da poco, costa circa mille dollari. Stare con questa "armatura" davanti al monitor diventa più ridicolo che eccitante ma Alderman è ottimista. In futuro la tuta sarà più leggera e pratica da indossare, migliorerà l'interazione e scenderanno i costi.  Secondo Alderman, anche se il contatto fisico dei corpi non può essere sostituito, considerando che gran parte di quello che noi chiamiamo sesso avviene nella mente, questi strumenti di cybersesso aumenteranno l'eccitazione mentale offrendo esperienze "intense e stimolanti". Anche il Web 2.0 si è mosso in questo senso. E sono nati tanti siti che hanno alla base l'argomento "sesso".
C'è chi ha l'abitudine di appuntare la propria vita sessuale. Le cosidette prestazioni del proprio partner. E cosi è nato Bedpost, ancora in versione beta, un agenda virtuale su cui appuntare ogni giorno la propria vita sessuale.
L'applicazione appare come un calendario diviso in caselle. A seconda dell'attività sessuale svolta viene assegnato ad ogni casella un colore differente, dal rosa chiaro al rosa più intenso.
Cliccando su una casella si leggono i "particolari" più piccanti. Da chi era il partner, alle sue prestazioni, alle posizioni ecc.
Quando si accede alla propria pagina, appare il numero di incontri avuti in un anno, durante il mese e durante il giorno corrente. Ed infine il numero di partner.
Il sito è ad uso esclusivamente personale. Non è un sito per cercare nuovi partner o scambiarsi informazioni. 
Intanto c'è già chi ha capito il potenziale di queste agende del sesso e, da diario segreto, progetta di far diventare le informazioni delle notti brave degli utenti dei pettegolezzi di pubblico dominio.  Si chiamerà Boffery e sarà il primo social network a permettere la mappatura dello storico del sesso degli utenti. Insomma una sorta di Facebook all'interno del quale le connessioni tra gli utenti non sono create in base al rapporto di amicizia ma a seconda dei rapporti sessuali avuti.
Ma non solo. Gli utenti potranno raccontare ai propri contatti i particolari più piccanti dei propri amplessi: il tutto in un regime di pubblico dominio. Considerando che in Facebook la privacy è una parola senza senso, presumo che Boffery avrà un notevole successo.

Soffiare su 120 candeline.

Questa volta l'Italia non è agli ultimi posti. Se in economia va male, per quanto riguarda le speranze di vita, gli italiani non si possono lamentare. Nella Comunità Europea siamo i primi come longevità. A livello mondiale ci supera solo il Giappone, Svizzera, Australia, Monaco e San Marino. Secondo la statistica la vita media degli italiani è di circa 80 anni 4 mesi e 26 giorni. Ogni anno guadagniamo 90 giorni. Ma il nostro corpo umano ha una scadenza fissa nel Dna che è di 120 anni. Ancora oggi non si capisce quali sono i veri meccanismi che limitano questa soglia di età rendendola massima. Oltre questo non si va. Malgrado gli attuali progressi della medicina. Unica eccezione fino ad oggi è stata quella di una francese, Jeanne Louise Calment, morta nel 1997 a 122 anni e mezzo. Comunque bisogna consolarsi considerando che fino a duemila anni fa l'età media era di 30 anni. Intanto la scienza scopre geni (come il P66) responsabili dell'invecchiamento e si attrezza a bloccarli. Quindi chissà se i 120 anni non diventino una realtà e non solo una statistica. 
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