venerdì 19 febbraio 2010

Good Morning...World!!! Venerdì 19 Febbraio 2010



"Come si fa a rimanere semplici dopo avere avuto tanto successo?", "Ci si nasce. Il successo è solo una cassa amplificatrice. Se eri imbecille prima di avere successo diventi imbecillissimo, se eri umano diventi umanissimo. Il successo è la lente d'ingrandimento per capire com'eri prima".

Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994) è stato un attore,regista e sceneggiatore italiano. Candidato all'Oscar al miglior attore e all'Oscar alla migliore sceneggiatura non originale per il film Il postino.

Ha saputo esplorare le tradizioni napoletane seguendo le orme linguistiche ed artistiche di Eduardo De Filippo e Totò, ma rinnovandole con contenuti e capacità recitative del tutto originali. Scompare prematuramente, a quarantuno anni, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche di cui soffriva sin dall'età di dodici anni. Alla sua figura e alla sua recitazione è legata una quasi ingenua spontaneità di espressione, mostrata sempre davanti la macchina da presa e in altre situazioni pubbliche. Ad un anno dalla sua morte, a San Giorgio a Cremano è stato istituito un premio in sua memoria, il Premio Massimo Troisi, e gli è stato dedicato un museo. Mentre studia per conseguire il diploma di geometra all'Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "Eugenio Pantaleo" di Torre del Greco (che otterrà nel 1977), scrive poesie per diletto ispirandosi a Pasolini, il suo autore preferito, e inizia a recitare, dal 1969, nel teatro parrocchiale dellaChiesa di Sant'Anna insieme ad alcuni amici d'infanzia (tra cui Lello Arena, Nico Mucci, Valeria Pezza), con i quali passa parecchio tempo a giocare a pallone. Nel 1972 il gruppo si stabilisce all'interno di un garage nella città natale di Troisi, si chiama Centro Teatro Spazio e inizia con recite pulcinellesche tipiche della tradizione teatrale napoletana. Due anni dopo entra nel gruppo il chitarrista Vincenzo Purcaro, che assume il nome d'arte Enzo Decaro. Nel 1976 il trio composto da Massimo Troisi-Lello Arena-Enzo Decaro viene chiamato I Saraceni, l'anno seguente diventaLa Smorfia. In teatro ottengono subito successo, dapprima a livello locale, poi anche nazionale (approdano al cabaret romano La Chanson e in locali del Nord Italia). La radio rende famoso il terzetto nella trasmissione Cordialmente insieme dove propongono i famosi sketch dell'Arca di Noè,Annunciazione, Soldati, San Gennaro e tanti altri. La celebrità arriva con le trasmissioni televisive Non Stop (1977) - sarà qui che stringerà due amicizie fondamentali e durature: quella con Marco Messeri e l'altra con Anna Pavignano - La Sberla (1978) e Luna Park (1979) diretti dai registi televisivi Enzo Trapani ed Eros Macchi. L'ultimo spettacolo teatrale del trio è Così è (se vi piace), citazione del Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello. Troisi diventa il leader del trio, proiettato al ruolo di nuovo interprete della tradizione partenopea. Con la sua gestualità e mimica facciale e col suo linguaggio farfugliante e afasico, a tratti quasi incomprensibile - che ricorda certi monologhi interminabili di Eduardo De Filippo - esprime un'ironica critica nei confronti dei vecchi stilemi napoletani e dei luoghi comuni della società. Il primo film, di cui Troisi è regista, sceneggiatore e attore protagonista è Ricomincio da tre. Nel film la napoletanità è presente soprattutto nei riti familiari, nelle scaramanzie e nell'inerzia di un mondo immutato e immutabile, al quale il protagonista reagisce cercando nuovi stimoli con un viaggio a Firenze dove, seguito da un amico invadente e fastidioso (Lello Arena), Gaetano (Troisi) conosce Marta, una ragazza presso cui trova ospitalità e con la quale avvia una relazione sentimentale. Ricomincio da tre ottiene due Nastri d'Argento (miglior regista esordiente e miglior soggetto) e due David di Donatello (miglior film e miglior attore) e si piazza al secondo posto nella classifica della stagione cinematografica 1980-1981. Un cinema della capitale lo tenne in cartellone per più di un anno. Di particolare effetto è la colonna sonora composta da Pino Daniele. Altro grande successo di pubblico (ma non di critica) lo ottiene nel 1984 con Non ci resta che piangere, unico film a fianco di Roberto Benigni, da lui molto lontano per lingua e gestualità. Il film - basato su una trama elementare - è ricco di citazioni storiche e rimane comunque nell'immaginario collettivo per le invenzioni e le gag di Troisi e Benigni. Mario (Troisi) e Saverio (Benigni), trovato chiuso un passaggio a livello, passano la notte in una locanda, ma la mattina scoprono di essersi risvegliati a "Frittole", nel 1492. Devono adeguarsi alla vita dell'epoca pur sperando di rientrare nel loro mondo. Fra le tante gag è da menzionare la scena della scrittura di una lettera a Girolamo Savonarola, chiara citazione dell'analoga scena interpretata da Totò e Peppino De Filippo in Totò, Peppino e... la malafemmina. All'inizio del 1994 Troisi, recatosi ancora una volta negli Stati Uniti per dei controlli cardiaci, apprende che deve sottoporsi con urgenza a un nuovo intervento chirurgico, ma decide di non rimandare le riprese del suo nuovo film[3]: Il postino (1994), girato a Procida e Salina[4] e diretto da Michael Radford, liberamente tratto dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta, che tratta dell'amicizia tra un umile portalettere e Pablo Neruda (Philippe Noiret) durante l'esilio del poeta cileno in Italia. Troisi riesce a terminare il grande capolavoro cinematografico con enorme fatica e con il cuore stremato, facendosi sostituire in alcune scene da una controfigura. Troisi muore nel sonno, nella casa della sorella Annamaria, a Ostia, per attacco cardiaco, il 4 giugno 1994, 12 ore dopo aver terminato le riprese de Il Postino e lascia un vuoto incolmabile nella cinematografia italiana[6]. Amici e conoscenti, nel citarlo più e più volte, hanno sempre messo in luce l'intelligenza, l'esclusività di un personaggio, che pur nella sua indolenza, nel suo modo di esprimere la napoletanità, è sempre rimasto naturalmente umano. 





Se volete leggervi la lettera a Savonarola leggete quest'altro articolo
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