Si è arresa e se ne è andata. Dal 1° luglio lavorerà a Boston. Finisce così l'avventura italiana di Rita Clementi, 47 anni, medico ricercatore nel cui palmares brilla la scoperta dell'origine genetica di alcune forme di linfoma.
Laureata in medicina e chirurgia all'università di Pavia con due specialità, Pediatria e Genetica medica, la dottoressa Clementi prima di chiudersi le porte del laboratorio alle spalle, lancia una denuncia circostanziata e violenta.
In Italia - si legge nella lettera che ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pubblicata oggi sul "Corriere della Sera" - "la ricerca è ammalata" e per ottenere un posto di lavoro "la benevolenza dei propri referenti è una variabile indipendente dalla qualità del lavoro" perchè viviamo in un "sistema antimeritocratico".
Questa la realtà che va oltre la cronaca che appare sulla stampa, realtà che non vengono denunciate perchè "chi fa ricerca da precario, se denuncia è automaticamente espulso dal 'sistema', indipendentemente dai risultati ottenuti".
Per questo, incrementare gli stanziamenti alla ricerca in Italia non è sufficiente: "Se il malcostume non verrà interrotto, se non si faranno emergere i migliori, gli onesti, dare più soldi avrebbe come unica conseguenza quella di potenziare le lobby che usano università e enti di ricerca come feudo privato".
Per questo, la ricercatrice precaria se ne va con i suoi tre figli, nella speranza di ottenere anche per loro una "vita migliore di quanto lo stato italiano abbia garantito alla loro madre". Con la sensazione che abnegazione e dedizione non siano servite a nulla e "con molta amarezza"
Fonte : APCOM