mercoledì 30 settembre 2009

Terremoto Abruzzo : quello che il governo non dice.




Ieri è stata aperta la prima new town aquilana. Le luci accese sulle case antisismiche mettono ancor più in ombra un centro storico da troppi mesi trasformato in un deserto. "Se non si interviene subito - dice Eugenio Carlomagno, che dirige l'Accademia di Belle Arti - dopo l'inverno non troveremo più almeno la metà delle nostre case. Semplicemente, non troveremo più l'Aquila in cui siamo nati. Solo in centro, ci sono 1.500 palazzi, chiese e altri monumenti vincolati. Stanno andando in rovina. Non riusciranno a resistere alla pioggia, alla neve e al gelo dell'inverno, che entreranno attraverso i tetti spezzati e i ventimila camini rotti e spenti". "Zona rossa", è scritto sui cartelli che vietano l'accesso. Potrebbero scrivere: "Zona archeologica", perché presto qui si potrà studiare la vita degli aquilani prima del terremoto. 


Sulla chiesa di San Pietro di Coppito hanno messo un telone. Il palazzo di fronte è senza tetto. Si vede il cielo anche a palazzo Porcinari. Basta allontanarsi di pochi passi dalle strade e dalle piazze mostrate in televisione (piazza Duomo, la chiesa delle Anime Sante, la basilica di Collemaggio...) per trovare un'Aquila spettrale. Le macerie bloccano l'accesso a via del Capro e a decine di altri vicoli. La facciata di palazzo Ardinghelli, secolo XVIII, nasconde un cumulo di rottami. In via San Pietro una Ford schiacciata fa da puntello a un muro pericolante. Il centro storico è oggi un castello di Lego. Se togli un pezzo, ne crollano altri dieci. I palazzi alti, con i muri gonfi, minacciano di cadere sulle case vicine.


I vigili del fuoco impegnano ogni loro forza. Stanno liberando dalle macerie la prefettura, con la scritta spezzata "Palazzo del governo" che è diventata simbolo di questa tragedia. Come funamboli, i Saf (speleo alpinisti fluviali) "volano" attorno all'abside di Santa Giusta per stringerla fra corde di acciaio ed evitare lo "spanciamento". Ma attorno, in gran parte delle strade e dei vicoli, c'è solo l'abbaiare dei cani. "Abbiamo chiesto - dice Eugenio Carlomagno - che sia costituita un'agenzia, con ingegneri, economisti, architetti, geologi. Deve fare subito progetti precisi e concreti. Deve dividere il centro in comparti, decidere dove abbattere, dove puntellare, dove iniziare la ricostruzione". Oltre le reti che chiudono la zona rossa, centinaia di turisti. Ci sono anche i gruppi organizzati. Per il "macerie tour" non c'è nemmeno il biglietto d'ingresso. 
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