« La libertà non è star sopra un albero, / non è neanche il volo di un moscone... / la libertà non è uno spazio libero,/ libertà... è partecipazione. »
(Giorgio Gaber, La libertà, 1972)
Giorgio Gaber al secolo Giorgio Gaberscik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003) è stato un cantautore, attore e commediografo italiano.
In realtà, qualsiasi definizione risulta inadeguata a un personaggio così eclettico, affettuosamente chiamato "il Signor G" dai suoi estimatori. È stato anche un chitarrista di vaglia, tra i primi interpreti del rock and roll in italiano (tra il 1958 e il 1960). Molto apprezzate sono state anche le sue performance come autore ed attore teatrale; è stato iniziatore, assieme a Sandro Luporini, del 'genere' del teatro-canzone. A Giorgio Gaber è dedicato il rinnovato auditorium sotterraneo del Grattacielo Pirelli, a Milano. Inizia a suonare in seguito a un infortunio al braccio sinistro (con rischio paralisi) che impone un'attività costante ai fini della rieducazione motoria: considerato che lo stato generale di salute del ragazzo non era tra i migliori e che il fratello maggiore Marcello suona la chitarra, si pensa di avviarlo allo stesso strumento. La sua carriera artistica inizia come chitarrista nel gruppo Ghigo e gli arrabbiati, band che nasce all'Hot Club di Milano; l'esordio del gruppo arriva al festival jazz di Milano nel 1954. Dopo due anni di serate entra nei Rock Boys, il gruppo di Adriano Celentano, in cui al pianoforte suona Enzo Jannacci. Partecipa a quattro edizioni di Sanremo: nel 1961 con il brano "Benzina e cerini" (scritto tra gli altri da Enzo Jannacci), nel 1964 presenta Così felice; nel 1966 con uno dei suoi successi più grandi,Mai, mai, mai (Valentina), e infine nel 1967 con ...E allora dai!; questi ultimi due brani sono incisi per la Ri-Fi, etichetta a cui è passato dopo aver abbandonato la Ricordi e per cui pubblica nel 1965 un album insieme a Mina (con cui nel 1969 effettuerà anche un tour), Mina & Gaber: un'ora con loro. Nel 1970, al Piccolo teatro di Milano, si presenta con la prima felice edizione de "Il Signor G", un recital che avrebbe portato in molte piazze italiane nelle numerose ripetute edizioni. Questo è il momento di svolta nella sua carriera: Gaber rinuncia all'enorme successo televisivo e porta la "canzone a teatro" (creando il genere del teatro canzone); passato alla Carosello, pubblica da questo momento in poi dischi con le registrazioni degli spettacoli teatrali alternati spesso con album registrati in studio. In teatro, Gaber si sente più libero: i testi (quasi interamente scritti con il suo amico pittore Sandro Luporini, cui la sua opera deve molto) si caratterizzano per l'intelligenza dello sviluppo di molte tematiche sociali e politiche, spesso controcorrente; Gaber si fa più aggressivo e arrabbiato e, in nome di un personalissimo spessore artistico, si scaglia contro le ipocrisie della destra e della sinistra italiana. Inizia la lavorazione del nuovo disco, Io non mi sento italiano, che però viene pubblicato postumo: da tempo malato di cancro, si spegne nel giorno di Capodanno del 2003 nella sua casa di campagna a Montemagno, località in provincia di Lucca. Il corpo riposa nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, come voluto dalla moglie Ombretta Colli. Acuto osservatore del costume, autore mai banale e sempre originale, con una visione particolarmente orientata verso temi sociali, Gaber è stato capace di combinare l'ironia con la melodia: ha sempre subito reiterati (ma vani) tentativi di etichettatura politica, ma lo sguardo di Gaber sulla società, sul costume e sulla politica, ha sempre mostrato un profondo spirito critico, capace di colpire amaramente ogni ideologia.
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