27 Giugno 1980 Bologna ore 20.08 28 anni fa.......
Decolla il DC-9 Itavia I-TIGI (volo IH870) diretto a Palermo. L'ultimo contatto radio avviene alle 20.58. Da quel momento non si ha più notizia dell'aereo.
Alle prime luci dell'alba viene individuata da un un elicottero del Soccorso Aereo alcune decine di miglia a nord di Ustica, una chiazza oleosa. Poco dopo la macabra scoperta. I primi relitti... i primi cadaveri.
È la triste conferma che il velivolo è precipitato in quella zona del Tirreno dove la profondità supera i tremila metri.
Le vittime del disastro sono ottantuno, di cui tredici bambini, ma si ritrovano e recuperano i corpi di sole trentotto persone.
Sulle salme disposte per l'autopsia furono riscontrati sia "grandi traumatismi" da caduta a livello scheletrico e viscerale sia lesioni enfisematose polmonari da decompressione (l'aereo si era dunque aperto in volo).
Nelle perizie gli esperti affermarono che l'instaurarsi degli enfisemi da depressurizzazione precedette cronologicamente tutte le altre lesioni riscontrate ma non causò direttamente il decesso dei passeggeri facendo loro perdere solo conoscenza.
La morte sopravvenne soltanto in seguito a causa di fatali traumi riconducibili, assieme alla presenza di schegge e piccole parti metalliche in alcuni dei corpi, a reiterati urti con la struttura dell'aereo in caduta.
Dalle registrazioni di bordo tutto sembra regolare. Ma l'ultima parola del comandante è stata troncata. Sull'aereo è successo qualcosa all' improvviso.
Cosa?
Le indagini cominciano. Ma sono interrotte nel 1982 per contrasti nella stessa magistratura. Solo nel 1987 viene recuperato il relitto. Un recupero a tremila metri molto difficile che si concluderà nel 1991.
Gli inquirenti ipotizzano che il sostanziale fallimento delle indagini sia dovuto a estesi depistaggi e inquinamenti delle prove operati da personale dell'Aeronautica Militare
Durante le indagini si appura che il registro del sito radar di Marsala ha "una pagina strappata" nel giorno della perdita del DC-9. Il pubblico ministero giunge quindi alla conclusione che si sia sottratta la pagina originale del 27 giugno e se ne sia scritta poi nel foglio successivo una diversa versione.
Gli inquirenti indagano anche sull'eventuale presenza di altri aerei coinvolti nel disastro.
In generale la zona sud del Tirreno era utilizzata per esercitazioni NATO. Sono state inoltre accertate in quel periodo penetrazioni dello spazio aereo italiano da parte di aerei militari libici. Tali azioni erano dovute alla necessità da parte dell'aeronautica libica di trasferire i vari aerei da combattimento da e per la Jugoslavia, nelle cui basi veniva assicurata la manutenzione.
Il governo italiano, fortemente debitore verso il governo libico dal punto di vista economico (non si dimentichi che dal 1 dicembre 1976 addirittura la FIAT era parzialmente in mani libiche) tollerava tali attraversamenti e li mascherava con piani di volo autorizzati per non impensierire gli USA: spesso gli aerei libici si mimetizzavano nella rete radar disponendosi in coda a traffico civile italiano, riuscendo così a non allertare le difese NATO.
Diverse testimonianze, inoltre, descrivono l'area soggetta a improvvisa comparsa di traffico militare USA.
Le indagini si concludono il 31 agosto 1999 con il deposito della Sentenza-ordinanza Priore, secondo la quale il DC-9 Itavia è precipitato perché coinvolto, direttamente o indirettamente, in uno scenario di battaglia aerea avvenuto nei cieli italiani. L'inchiesta - vi si legge - è stata ostacolata da reticenze e false testimonianze, sia nell'ambito dell'Aeronautica Italiana che della NATO, che hanno avuto l'effetto di inquinare o nascondere informazioni su quanto accaduto.
Il 28 settembre 2000 inizia il processo sui presunti depistaggi, davanti alla terza sezione della Corte di Assise di Roma.
Dopo 272 udienze e dopo aver ascoltato migliaia tra testimoni, consulenti e periti, il 30 aprile 2004, la corte assolve dall'imputazione di alto tradimento - per aver gli imputati turbato (e non impedito) le funzioni di governo - i generali Corrado Melillo e Zeno Tascio "per non aver commesso il fatto". I generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri vengono invece ritenuti colpevoli ma, essendo ormai passati più di 15 anni, il reato è caduto in prescrizione.
Anche per molte imputazioni relative ad altri militari dell'Aeronautica (falsa testimonianza, favoreggiamento, ecc.) viene dichiarata la prescrizione. Il reato di abuso d'ufficio, invece, non sussiste più per modifiche successive alla legge.
La sentenza non soddisfa né gli imputati Bartolucci e Ferri, né la Procura, né le parti civili. Tutti, infatti, presentano ricorso in appello.
Anche il processo davanti alla Corte di Assise di Appello di Roma, aperto il 3 novembre 2005, si chiude il successivo 15 dicembre con l'assoluzione dei generali Bartolucci e Ferri dalla imputazione loro ascritta perché "il fatto non sussiste".
La Corte rileva infatti che non vi sono prove a sostegno dell'accusa di "alto tradimento".
Il 10 gennaio 2007 la prima sezione penale della Corte di Cassazione conferma la sentenza pronunciata nel dicembre del 2005 dalla corte d'Assise d'appello di Roma, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dalla Procura Generale di Roma e rigettando quello dell'Avvocatura dello Stato, che rappresentava la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero della Difesa, costituitisi parte civile.
In pratica è convinzione comune che la "battaglia aerea" vi sia stata davvero e che gli imputati - per la posizione ricoperta all'epoca - non potessero non sapere; che abbiano effettivamente commesso i fatti loro contestati e che siano assolti semplicemente perché non sono state raccolte prove sufficienti per condannarli.
Giugno 2008 - La procura di Roma ha deciso di aprire una nuova inchiesta a seguito delle dichiarazioni rilasciate nel febbraio 2007 da Francesco Cossiga. L'ex presidente della Repubblica aveva dichiarato che ad abbattere il DC9 è stato un missile "a risonanza e non a impatto" lanciato da un aereo della marina militare francese e che furono i servizi segreti italiani a informare lui e l'allora ministro dell'Interno Giuliano Amato dell'accaduto.
Il 27 giugno 2007 viene aperto a Bologna il Museo per la memoria di Ustica. Il museo contiene l'aereo così come era stato ricostruito durante le indagini. Christian Boltanski ha prodotto una installazione su misura composta da:
* 81 lampade flebilmente pulsanti sospese sui resti dell'aereo
* 81 specchi neri
Dietro ciascuno specchio vi è un altoparlante che diffonde un semplice pensiero/preoccupazione. Sono presenti alcune casse di legno rivestite di plastica nera contenenti tutti gli oggetti ritrovati nei pressi dell'aereo. Un piccolo libro con le foto degli oggetti viene consegnato ai visitatori.
I colpevoli ci sono stati. Ma qualcuno li ha protetti. I familiari ed i parenti delle 81 vittime non hanno mai avuto giustizia. E non ne avranno mai. La strage di Ustica ha toccato interessi internazionali troppo alti. Chi sapeva ha taciuto od ha dichiarato il falso. Ma un falso protetto dai "segreti di Stato"
Le 81 persone non ringraziano. Sono stati uccisi tante volte in questi 28 anni.