Il terremoto ha spostato la zona dell'Aquila di 15 centimetri, mentre ora l'attenzione degli esperti è al movimento delle faglie.
Lo spostamento complessivo di circa 15 centimetri della zona attorno a L'Aquila, la più colpita dal terremoto del 6 aprile scorso, risulta dai dati rilevati dai satelliti.
Intanto a focalizzare l'attenzione dei sismologi sono ora le faglie gemelle che si aprono in direzioni diverse con movimenti propri, che vanno da est a ovest (nel caso del sisma più forte) a nord/nord-ovest, sud/sud-ovest (nel caso delle ultime scosse).
Il terremoto in Abruzzo lascia così strascichi anche sul volto del territorio che per alcuni esperti geologi dovrà subire altre scosse per qualche mese.
E il geologo Antonio Moretti della facoltà di Scienze Ambientali all'Università dell'Aquila sposta ora l'attenzione sul rischio sismico che interesserebbe Sulmona dove, come per L'Aquila, c'é un gap sismico, cioé un periodo di latenza, che dura dal 1706.
In altre parole si è accumulata energia, afferma Moretti, e "ci aspettiamo che possa verificarsi anche lì, magari tra 1 e 10 anni, un evento analogo a quello dell'Aquila".
Lo studioso, che fa parte del gruppo nazionale Difesa dai Terremoti, ha spiegato che in questo evento sismico che ha colpito l'Abruzzo "si sono attivate due faglie gemelle", la prima quella aquilana, la più grossa "ha scaricato la sua energia preceduta da precursori e poi seguita da repliche".
Secondo il geologo per una relazione che esiste tra energia sprigionata e superficie della faglia "non ci saranno scosse più forti di quelle registrate, anzi andranno a decadere: da questo punto di vista all'Aquila - ha detto - staremo tranquilli per i prossimi 200 anni, ma lo sciame sismico potrà continuare anche per mesi".
Successivamente si è attivata una seconda faglia antitetica, collegata alla prima, che procede nell'altro senso. Nel 1703 questa faglia, che segue la direttrice Amatrice-Montereale, si é attivata e in questi giorni ha fatto registrare una scossa 5.3.
E' impossibile, secondo l'esperto, prevedere dove, come e quando si formerà un nuovo sisma: "Ce lo aspettiamo nell'arco di uno, due, forse dieci anni ma abbiamo tempo per fare ricerca e identificare la sorgente e alla ricerca dei fenomeni precursori".