domenica 3 febbraio 2008

A Carnevale ogni scherzo vale

Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cristiana nel periodo di tempo immediatamente precedente alla Quaresima; i principali eventi si concentrano comunque tra febbraio e marzo. Benchè facente parte della tradizione cristiana, i caratteri della celebrazione carnevalesca hanno origini in festività ben più antiche che, ad esempio nelle dionisiache greche e nei saturnali romani, erano espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento degli obblighi sociali e delle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza. Etimologicamente la parola carnevale deriva dal latino "carnem levare", popolarmente tradotto "carne-vale" o "carnasciale", perché anticamente indicava il banchetto di abolizione della carne che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. I più famosi Carnevali sono quello di Rio e quello di Venezia IL CARNEVALE DI VENEZIA Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere anche adesso che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa. Si hanno ricordi delle festività del Carnevale fin dal 1094, sotto il dogato di Vitale Falier, in un documento che parla dei divertimenti pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. Il documento ufficiale che dichiara il Carnevale una festa pubblica è del 1296 quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo l’ultimo giorno della Quaresima. Se un tempo il Carnevale era molto più lungo e cominciava addirittura la prima domenica di ottobre per intensificarsi il giorno dopo l’Epifania e culminare nei giorni che precedevano la Quaresima, oggi il Carnevale ha la durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale ma la febbre del Carnevale comincia molto tempo prima anzi, forse non è scorretto dire che, a Venezia, la febbre del Carneval e non cessa mai durante l’anno. Una sottile euforia si insinua tra le calli della città più bella del mondo e cresce impercettibilmente, sale con la stessa naturalezza dell’acqua, sfuma i contorni della cose, suggerisce misteri e atmosfere di tempi andati. Un tempo il Carnevale consentiva ai Veneziani di lasciar da parte le occupazioni per dedicarsi totalmente ai divertimenti, si costruivano palchi nei campi principali, lungo la Riva degli Schiavoni, in Piazzetta e in Piazza San Marco. La gente accorreva per ammirare le attrazioni, le più varie: i giocolieri, i saltimbanchi, gli animali danzanti, gli acrobati; trombe, pifferi e tamburi venivano quasi consumati dall’uso, i venditori ambulanti vendevano frutta secca, castagne e fritòle (le frittelle) e dolci di ogni tipo, ben attenti a far notare la provenienza da Paesi lontani delle loro mercanzie. La città di Venezia, grande città commerciale, ha sempre avuto un legame privilegiato con i Paesi lontani. Alcuni Carnevali sono passati alla storia: quello del 1571, in occasione della grande battaglia delle forze cristiane a Lepanto quando, la domenica di Carnevale venne allestita una sfilata di carri allegorici: la Fede troneggiava col piede sopra un drago incatenato ed era seguita dalle Virtù teologali, la Vittoria sovrastava i vinti ed infine la Morte con la falce in mano per significare che in quella vittoria anche lei aveva trionfato.
Per molti giorni all’anno, il mondo sembrava non opporre più resistenza i desideri diventavano realizzabili e non c’era pensiero o atto che non fosse possibile. Questa era Venezia nel Settecento, il secolo che, più di ogni altro, la rese luogo dalle infinite suggestioni e patrimonio della fantasia del mondo.
Venezia era allora il mondo di Giacomo Casanova, un mondo superficiale, festante, decorativo e galante, il mondo di pittori come Boucher e Fragonard, Longhi, Rosalba Carriera e Giambattista Tiepolo, la patria del padre della Commedia dei Caratteri, uno dei più grandi autori del teatro europeo e uno degli scrittori italiani più conosciuti all’estero: Carlo Goldoni che, in una poesia dedicata al Carnevale, così rappresenta lo spirito della festa: “Qui la moglie e là il marito Ognuno va dove gli par Ognun corre a qualche invito, chi a giocar chi a ballar”. Nel XIX secolo, invece, Venezia e il suo Carnevale incarnano il mito romantico internazionale e la città della Laguna, con le sue brume e l’aspetto paludoso, diventa meta di artisti, scrittori, musicisti, avventurieri e bellissime dame di tutto il mondo: Sissi d’Austria, Wagner, Byron, George Sand, Ugo Foscolo. Il Carnevale ebbe un momento di stasi dopo la caduta della Repubblica di Venezia perché malvisto dalla temporanea occupazione di austriaci e francesi. La tradizione si conservò nelle isole, Burano, Murano, dove si continuò a festeggiare. Solo alla fine degli anni Settanta del XX secolo alcuni cittadini e associazioni civiche si impegnarono per far risorgere il Carnevale che venne inaugurato nel 1979. Il Comune di Venezia, il Teatro La Fenice, l’azienda provinciale di soggiorno e la Biennale prepararono un programma di 11 giorni lasciando anche molto spazio all’improvvisazione e alla spontaneità senza dimenticare un supporto logistico con mense e alloggi a prezzi accessibili. Il Carnevale dei nostri giorni è un magnifico happening che coinvolge grossi sponsor, le reti televisive, le Fondazioni culturali e che richiama folle di curiosi da tutto il mondo con migliaia di maschere in festa e con una pacifica e sgargiante occupazione della Laguna. Tra le calli della meravigliosa città, per una decina di giorni, si svolge una continua rappresentazione di teatrale allegria e giocosità, tutti in maschera a celebrare il fascino di un mondo fatto di balli, scherzi, galà esclusivi e romantici incontri. IL CARNEVALE DI RIO Rio de Janeiro, che in lingua portoghese significa 'Fiume di Gennaio', è una città famosa per le sue spiagge di Copacabana ed Ipanema, per la mastodontica statua di Gesù del monte Corcovado (chiamata il 'Cristo Redentore'), ma ancor più per i festeggiamenti del Carnevale. Numerosi eventi attendono i visitatori: le parate delle 'Escolas de Samba' nel Sambodromo; i popolari 'blocos de carnaval', come il 'Cordão do bola preta' , che sfila nel centro della città; l''Ipanema's Gand', la sfilata gay sulla spiaggia di Ipanema; la banda 'Suvaco do Cristo', che saluta la statua del Redentore, attraversando il giardino botanico; la banda 'Carmelitas', così chiamata perché si narra che sia stata inventata dalle omonime suore; e tante altre trasgressive esibizioni.
Le origini del Carnevale brasiliano risalgono ai tempi della colonizzazione portoghese: dalle feste di strada, alquanto incivili (lanci d'acqua, uova, farina, calce, arance fradice e avanzi di cibo), si manifestò l'interesse per le maschere e per i costumi (detti 'fantasias'). Il primo ballo in maschera fu organizzato, nel 1830, da un italiano, presso l'Hotel Italia di Rio de Janeiro. Fu l'inizio di una vera e propria stratificazione sociale: da un lato il carnevale popolare, dall'altro il carnevale elegante della classe media. Sino a giungere ai 'matiné' (balli all'aria aperta) ed ai concorsi femminili per l'elezione della donna più bella, dello scorso secolo, periodo in cui le Associazioni carnevalesche promossero le prime sfilate di carri allegorici, donando all a festa quel tocco musicale tipicamente brasiliano che è sopravvissuto fino ai nostri giorni, originando la nota samba. Oggi, il Carnevale rappresenta, per i brasiliani, l'evento culturale più importante della loro vita, anche se i giorni di festa sono soltanto quattro, la fase preparatoria dura tutto l'anno: 365 giorni di stenti e risparmi per poter esibire il costume più spettacolare della sfilata, decorato con una miriade di piume colorate e paillettes.
A parte le ragazze seminude che sfilano in perizoma, coperte solo da stravaganti tecniche di body-painting e brillantini, la vera attrazione sono le Scuole di Samba, associazioni rionali che sfilano nel Sambodromo per vincere il prestigioso Stendardo d'oro. Tra le bande desta stupore l'energia con cui la nota banda di Ipanema suona per tutta la notte, per concludere lo spettacolo alle prime luci dell'alba, con un buon piatto di 'feijoada', un'occasione per assaporare una pietanza i cui ingredienti, lingua affumicata e carne secca di maiale, non possono essere importati in Italia. Una preziosa testimonianza della tradizione carnevalesca brasiliana sono anche i 'Trios elétricos': grandi carri a motore, colorati ed illuminati, che girano per le strade con potentissimi altoparlanti, trasmettendo i brani dei musicisti e cantanti posizionati sui loro tetti. Samba, alcol e sesso a volontà…
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