Fin dai primi giorni di campagna elettore, il Secret Service americano, il dipartimento per la sicurezza su candidati e presidenti, ha garantito a Barack Obama un trattamento di tipo presidenziale.
Il nome in codice di Obama è "Rinnegato". Fino ad oggi il "Rinnegato" ha ricevuto circa 500 minacce di morte. Per lo più sono a sfondo razziale. Ma tutte le minacce sono esaminate.
La sua residenza sull’Hyde Park Boulevard, a Chicago, una villa circondata da case e palazzine, è sotto controllo. Sono stati chiusi tratti di strada, creati posti di blocco, installate barriere anti-kamikaze, piazzate telecamere.
Si è formata una rete di uomini e mezzi per ridurre al minimo l’accesso davanti alla villa e verificare chi abita nella zona.
Se il neopresidente si avvicina alla folla, 6 agenti formano un «diamante» che lo racchiude. Due avanti a scrutare le mani protese, due ai lati, due in copertura.
Altri, più distanti, tengono d’occhio il «campo»: il luogo dove avviene l’evento e si tengono in contatto con i tiratori scelti o le vedette armate di potenti binocoli.
Se Obama si sposta in auto il corteo è aperto da mezzi della polizia locale e seguito da giganteschi Suv. Nel primo c’è un gruppo di uomini pesantemente armati: spesso lasciano il portellone posteriore aperto per poter reagire rapidamente.
Quando entrerà in carica faranno parte del «convoglio» il mezzo per le comunicazioni e quello in grado di fronteggiare un attacco non convenzionale. Le vetture costituiranno, di fatto, una bolla in movimento a difesa della Cadillac One, la mastodontica Dts 2006.
La sua corazza in titanio, acciaio, alluminio e ceramica resiste ai colpi di mitra ma anche di lanciagranate. Per ingannare eventuali attentatori, il Secret Service ne può usare più di una all’interno dello stesso corteo. Quando è possibile, la vettura con Obama si infila nel garage dell’edificio dove è atteso in modo da offrire meno possibilità a un eventuale cecchino.
Se qualcuno pensa che siano eccessive queste misure di sicurezza, i fatti fanno testo. Da settimane è esplosa la corsa all’acquisto delle armi perché si teme che il nuovo presidente possa porre dei limiti. E in un paese dove già circolano 200 milioni di bocche da fuoco legali d’ogni tipo (dal revolver al Kalashnikov) c’è poco da scherzare.