La circolare dell'Agenzia delle entrate - "Prevenzione e contrasto all'evasione" fiscale - inserisce tra i servizi di lusso anche le scuole private.
La logica è la seguente: se una famiglia può permettersi di pagare la retta di una scuola privata per uno o più figli deve avere una capacità di spesa non indifferente che va ovviamente riscontrata nella dichiarazione dei redditi. Che non può essere da fame.
Contro la circolare i primi a scendere in campo sono state le scuole cattoliche. Poi il comunicato di fuoco dei rappresentanti di 9 associazioni (Agesc, Fidae, Agidae, Cnos-Fap, Ciofs-scuola, Fism, Foe-Cdo, Aninsei, Msc), di cui due laiche, di studenti, insegnanti e gestori.
Condividono "una opportuna lotta all'evasione fiscale" ma non ci stanno a vedere equiparati i "servizi per il tempo libero e le scuole private". E ci tengono a precisare che le scuole paritarie fanno parte del sistema pubblico di istruzione e che "quelli che sono dei diritti garantiti dalla Costituzione - libertà di educazione e di scelta scolastica delle famiglie - (in questo modo) verrebbero considerati come le spese per beni superflui".
La paura è che, per evitare i controlli del fisco, gli utenti possano essere indotti ad evitare le scuole private: "Il messaggio - si legge nel comunicato - può essere interpretato in senso minaccioso: se scegli una scuola diversa dalla statale, hai dei redditi nascosti e perciò devi essere controllato".
Fonte: La Repubblica
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