Una frode internazionale da 12 milioni di euro sulla fornitura di uniformi ai danni di carabinieri e guardie forestali. A scoprirla sono state le fiamme gialle, che giovedì hanno sequestrato 30 mila divise dei due corpi, denunciato 11 persone ed effettuato perquisizioni a Milano, Torino, Palermo e Roma, anche al Comando generale dei carabinieri.
I capitolati per i diversi appalti, vinti da una serie di aziende guidate dalla Mediconf del gruppo Bucalo di Palermo, prevedevano che le uniformi fossero prodotte in Europa. In realtà la produzione avveniva in Cina con costi decisamente minori.
Le divise uscivano dalle fabbriche cinesi e passavano per il porto di Rotterdam per sbarcare alla fine in Italia. Apparentemente le divise erano prodotte da aziende del gruppo Bucalo come la Gifrab Lmt in Bulgaria, la Svik in Slovacchia e la Merina nella Repubblica Ceca, ma in realtà da quei Paesi passavano soltanto il tempo necessario per cambiare le etichette e produrre falsi documenti doganali per aggirare i controlli.
L'indagine però prosegue per verificare la regolarità degli appalti per altre forze armate - Marina, Esercito, Aeronautica, polizia penitenziaria e la stessa Guardia di finanza - vinti dalle aziende che fanno capo alla Mediconf.
Un'indagine che senza intercettazioni non sarebbe stata possibile. A guidarla dal 2007, il procuratore di Palermo Francesco Messineo con l'aggiunto Antonio Ingroia e i pm Dario Scaletta, Roberto Scarpinato e Marco Verzera.
Per gli undici denunciati - tra cui figurano Carmelo Bucalo, legale rappresentante della Mediconf, con i fratelli Giovanni e Piero - le accuse sono falso, truffa e associazione a delinquere finalizzata alla frode aggravata in pubbliche forniture.