Colpito su tutto il corpo con pugni, calci, colpi di manganelli. Ammanettato in una posizione che lo ha fatto soffocare. Federico Aldrovandi è morto così.
Durante un intervento di polizia, il 25 settembre 2005. Ora si è fatta giustizia. Federico non è morto perché “drogato” come si erano ostinati a ripetere i colpevoli.
Omicidio: il tribunale di Ferrara ha riconosciuto un “eccesso colposo nell’omicidio colposo”. E ha condannato a tre anni e sei mesi i quattro poliziotti accusati.
Per entrambi i genitori, ora è il momento anche del rispetto e della dignità: tutte le persone che hanno parlato male di Federico, comprese le forze dell’ordine, dovrebbero ricredersi, scusarsi.
Ma tutta la vicenda, avvolta com’era tra reticenze e omertà, non sarebbe mai venuta allo scoperto se lei, la madre di Federico, non si fosse battuta col suo blog.
Ci vorranno quattro anni per arrivare a una sentenza. Da quel blog e da un lungo lavoro d’inchiesta ora è nato anche un libro, un romanzo a fumetti: Zona del silenzio, Una storia di ordinaria violenza italiana, di Checchino Antonini, Alessio Spataro (Minimum Fax).
E' una storia che fa riflettere. Perchè chi dovrebbe far rispettare la legge diventa un fuorilegge?
Mi auguro che dalla polizia si faccia pulizia di questi "elementi" che pensano che indossare una divisa autorizzi ad un omicidio. E' anche un atto di giustizia verso chi fa il propro dovere in maniera corretta e civile.